La carriera di Luca Barbarossa ha svoltato definitivamente grazie a un rimprovero di Gianni Morandi: la confessione del cantautore.
Ci sono momenti nella vita in cui bisogna fare delle scelte, e vale la pena affidarsi a chi ha più esperienza di noi per un consiglio. Lo ha imparato sulla sua pelle Luca Barbarossa. Senza dar retta alle parole di un grande collega, come Gianni Morandi, probabilmente infatti non sarebbe oggi un cantautore di successo e uno dei più amati speaker radiofonici italiani. Lui, che sognava di essere Bob Dylan, ha infatti trovato la sua strada in brani meno impegnati, ma in grado di fargli sbarcare il lunario e di superare una crisi, economica e personale, molto profonda.
Luca Barbarossa, Venditti e il primo successo
Giovane cantautore dalle idee ancora confuse e dalla voglia di definirsi ‘impegnato’, Barbarossa arrivò presto a Sanremo, e lo fece con un brano intitolato Roma spogliata. Una sorta di anti-Roma capoccia almeno nelle idee iniziali, come raccontato dallo stesso Barbarossa in un’intervista al Corriere della Sera: “Ho vissuto gli anni di piombo, ho visto persone morire durante le manifestazioni (…). La città era fuoco e fiamme. Antonello, invece, parlava di Roma come in un sonetto dell’800: il cupolone, la santità, la maestà, la carrozzella. Ho capito dopo che quella canzone andava oltre la Storia, era una dichiarazione d’amore“.
Da quel primo impatto con una Roma che voleva raccontare diversamente nacque il suo, di inno. E Luca era convinto che la rabbia sarebbe stata subito evidente, sarebbe stata stanata da un ‘volpone’ come Venditti. Le cose, però, andarono diversamente: “Invece è entrato in studio mentre la incidevo. Ha detto: ‘Bella, posso suonare il pianoforte?’. Io, un verme, in un attimo ero diventato un suo grande fan“.
La crisi e la svolta
Dopo gli inizi tutto sommato incoraggianti, però, la carriera di Barbarossa si interruppe. Per trovare un nuovo successo dovette aspettare diversi anni. Intanto, aveva un affitto da pagare e i soldi che entravano erano pochi. La sua casa discografica di allora, la Fonit Cetra, iniziò a pressarlo. Il primo album non era andato bene, e il giovane Luca non sembrava avesse la continuità per poterci subito riprovare.
“Sono stati anni difficili, mi sono rimesso a suonare nei locali, avevo quel briciolo di nome che mi permetteva di non fare piano bar. Non arrivavo a fine mese“, ha confessato il cantautore nella sua intervista. Poi, accadde qualcosa di inaspettato. Lui che voleva cantare Cuore d’acciaio ed essere impegnato, venne illuminato da due grandi cantanti bolognesi, tra loro così diversi: Gianni Morandi e Lucio Dalla. “Furono loro a dirmi: ‘devi toglierti la puzza sotto al naso’“, ha raccontato Barbarossa. E lui li ascoltò, svoltando definitivamente con L’amore rubato e poi arrivando alla consacrazione definitiva del 1992, anno della vittoria a Sanremo con Portami a ballare. Il resto è storia.